La seconda vita di Giulia
Luisa ed io, quel venerdì sera, ci sentivamo così elettrizzati che, cenando, continuammo a fare ripetuti cincin con piccolissime sorsate di vino. Che la notte passasse in fretta! La piccola grande Giulia era guarita.
Sabato 16 maggio, intorno alle 10.00 del mattino, Luisa ed io eravamo lì, con 3 bottiglie di Falanghina, un bel vino bianco del Sannio, una per Claudio una per Enzo una per Angelo, un altro amico di Giulia che, a prima vista, s’innamorò di lei. Ci sembrava il minimo, per omaggiare (aldilà di ogni aspetto economico) il lavoro indefesso che l’Officina Beta aveva prodotto per salvare Giulia. Il vino non è un regalo come gli altri, perché il vino – come la Giulia – “contiene” significati anche simbolici, il vino è storia, è cultura, è convivio, è savoir vivre (infatti io lo regalo non a tutti, ma solo a certe persone, chi vuol capire capisca). Spero che quelle bottiglie di Falanghina siano state all’altezza del lavoro di cui Giulia ha beneficiato.
"Zio" Enzo dell'Officina Beta mi attende per la restituzione di Giulia... |
Ero gioioso di stare in mezzo a tutte quelle persone che avevano voluto bene a Giulia, e al tempo stesso avrei avuto bisogno di un attimo di silenzio, di restare un attimo da solo…
Mi tornavano alla mente tutti i momenti trascorsi con Giulia dal 1997, quando l’avevo acquistata… Non avrei mai immaginato che un giorno, povera magnifica amica mia, sarebbe finita sott’acqua, come in un film.
Ma se si guarda la prima foto scattata da Luisa, un raggio di sole picchia direttamente (giuro) sullo scudetto triangolare Alfa del frontale, come un segno non casuale, di buon augurio…
Il profilo che s'intravvede a sx è di Claudio Sabetta, titolare dell'Officina Beta |
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