Un ricamo punto croce
E
ammucchiati in un angolo vedo i sedili e i poggiatesta, totalmente da rifare,
anche il divano posteriore, che – poverino - era seminuovo ma per rimuovere il
fango si è dovuto lungamente raschiarlo con vigoria.
Il
cofano motore è sudicio da far paura, acqua e fango sono penetrati dappertutto,
ci saranno da rivedere il servofreno, tutti gli ingranaggi, i carburatori, i
filtri, tutti i fili elettrici, tutte le vaschette dei liquidi freno e
frizione, insomma…tutto. Ricordo come fosse oggi anche l’acqua giallastra, e
densa e torbida come brodo, che stagnava dentro le parabole dei fari, dettaglio
forse poco importante, però ai miei occhi testimoniava tutta la putredine che
Giulia aveva dovuto bersi, e che in parte ancora stagnava dentro di lei, quasi
infettandola…
Ma
vedemmo che Claudio ed Enzo stavano via via già smontando tutto, con la
precisione implacabile dei chirurghi, come orologiai svizzeri (io penso, e
gliene sono grato, che in quei primi giorni abbiano dedicato quasi tutte le
giornate interamente a Giulia). La moquette grigio scuro ad esempio era già
stata tutta rimossa e lavata, stava asciugando e pareva esser venuta davvero
bene, piccola cosa ma grandemente di buon auspicio. Stavano inoltre valutando
quali parti recuperare e quali sostituire, ad esempio la strumentazione del
cruscotto – i mitici strumentoni circolari della Veglia - era probabilmente
compromessa, si poteva (con grande difficoltà) pulirla e ripristinarla, ma
esisteva il rischio che poi non funzionasse a dovere…
Mi
informarono infine che il fondo vettura presentava una piccola “feritoia”
dovuta a corrosione, il carrozziere l’avrebbe poi chiusa, a tempo debito, con
una pezza in lamiera.
E, prima che Luisa ed io ce ne andassimo, ricordo come fosse oggi un loro gesto di tenerezza, poggiarono sul parabrezza il panno blu “Giulia is back” a suo tempo ricamato da mia moglie a punto croce nel tipico corsivo Alfa degli anni ’60-‘70.
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