martedì 7 luglio 2015

Giulia che visse due volte - Parte 1

L'alluvione
L'alluvione in una foto de Il Secolo XIX
Genova. Giovedì 9 ottobre 2014, intorno alle ore 23.00, a seguito di una serie di violenti acquazzoni, il torrente Bisagno straripò soprattutto all’altezza del nodo ferroviario di Brignole e ancora una volta alluvionò tutte le aree circostanti.
Tale e quale all’8 ottobre 1970 (quando alunno di seconda elementare tornai a casa con mio padre in canotto), e sempre di giovedì. Le alluvioni sono la lezione della natura che i popoli non ricordano mai abbastanza (il Bisagno, torrente dall’aspetto mansueto e lungo appena 30 km, periodicamente si ribella all’alveo troppo stretto cui è stato condannato e fuoriesce dagli argini con legittima collera)…
Quel giorno, malgrado alcuni scrosci di pioggia molto intensi, nessuno dei soggetti preposti a vario titolo (direttamente o indirettamente) alla protezione e incolumità pubblica diramò l’allerta meteo o mise in qualche modo in guardia i cittadini (e come al solito nessuno, i giorni successivi al disastro, ebbe la dignità di dimettersi…).
La sera, quindi, intorno alle ore 21.00, Luisa ed io iniziammo a guardare un film in tv (“The Others” con Nicole Kidman), certi che le piogge peggiori fossero passate e che, dal punto di vista meteorologico, non ci fosse più granché da preoccuparsi.
Luisa ed io, infatti, posteggiavamo un’Alfa Romeo Giulia Nuova Super al livello -4 dell’autoparcheggio cosiddetto “di Corte Lambruschini”, proprio in zona esondabile.
L’avevamo usata anche la sera prima, per una focaccia col formaggio da “Mariano e Martino” a Giro del Fullo e, ironia della sorte, siccome pioveva, a fine giro l’avevamo anche sommariamente asciugata…
Durante il film “The Others”, malgrado le previsioni ottimistiche (e fallaci), la pioggia per due ore divenne un diluvio monsonico, tanto che poco dopo le ore 23.00 sintonizzammo un’emittente locale di solito ben posizionata sul pezzo (“Primocanale”) per avere notizie.
Fu in quel momento che già vedemmo l’acqua del Bisagno tragicamente invadere diversi punti del centro città, e addirittura allagare alcune vie della Foce, quartiere dove Luisa ed io abitiamo, oltretutto si allagarono vie (come via Cecchi, via Monte Suello…) dove il Bisagno nei suoi straripamenti, almeno a mia memoria, e ci vivo dal 1969, non era mai arrivato.
Ci guardammo sgomenti, il fenomeno era evidentemente di proporzioni paurose, fin troppo facile intuire che l’indomani Genova (città già in profonda crisi socioeconomica) si sarebbe nuovamente trovata in ginocchio, negozi devastati, aziende spazzate via dall’acqua limacciosa, auto distrutte, garage e cantine inagibili, strade e ferrovie in tilt, disagi a non finire…
Apprendemmo poi dell’esistenza di una persona scomparsa nei pressi del tunnel di Brignole, persona di cui nessuno aveva più notizie e che dunque si temeva fosse stata travolta da un’ondata di piena (quella persona infatti era già annegata).
Dopo circa 2 ore di dirette televisive, Luisa mi guardò e mi chiese, affranta: “Dici che anche Giulia è finita sott’acqua?”. Non trovavo la forza di risponderle, ma ero pressoché certo che fosse così, e – in tal caso - che non saremmo più riusciti a recuperarla… Un’auto parcheggiata al quarto piano sottoterra di un’autorimessa, costruita a pochi metri da un torrente che con cadenza regolare straripa ma che stavolta stava invadendo anche vie di solito sicure…, non riuscivo a sperare che si fosse salvata.
Facemmo qualche ultima telefonata ad amici e persone care per sincerarci che tutti costoro fossero al sicuro e stessero bene, e andammo a dormire, ma per diverse ore non riuscimmo a chiudere occhio.
Eravamo anche prostrati da quel che avevamo visto, fango distruzione disperazione, danni economici incalcolabili, e presto, di conseguenza, imprese e famiglie ridotte sul lastrico…
Genova de profundis, aldilà di ogni retorica Genova è una città in agonia da decenni, il dissesto idrogeologico non è che uno degli stupri che le sono stati inflitti dall’avidità e dalla ottusità umana…

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