giovedì 30 luglio 2015

Giulia che visse due volte - Parte 12

Giulia in clinica

Gli impegni di lavoro non permisero né a Luisa né a me di salire all’Officina Beta tanto quanto avremmo desiderato. Però andavamo a far visita a Giulia più o meno ogni 15-20 giorni, anche se non volevamo dare ai nostri angeli custodi la sensazione di metter loro fretta. Claudio ed Enzo dovevano necessariamente lavorarci quasi “a tempo perso”, perché se si fosse ragionato in termini di ore di manodopera (oltre ai pezzi da trovare e sostituire) il recupero sarebbe risultato economicamente insostenibile. Claudio mi fece un preventivo da amico, esclusi i sedili (che sarebbero stati affidati a un artigiano specializzato), e io gli dissi che a quelle condizioni potevo starci, erano più o meno il valore di mercato dell’auto (si veda ad esempio il listino del mensile “Ruoteclassiche”). Claudio aggiunse: “In tutta franchezza, alla fine avrai un’auto molto più nuova rispetto a ciò che era prima dell’alluvione. Per quanto riguarda la carrozzeria, converrà per il momento fare solo qualche minimo ritocco, e attendere un annetto per vedere dove fiorirà la ruggine, dato che 42 giorni là sotto non le hanno certo giovato…”
Non oso neanche immaginare quanto fango e quanta schifezza abbiano dovuto togliere per giorni e giorni, con pale e palette. Ovviamente non si era trattato di un bagnetto in acque limpide. Le acque fangose del Bisagno contengono ogni genere di sozzura, tanto che in soli 2 giorni su una chiave inglese, adoperata il primo giorno di lavoro nel vano motore, subito fiorì la ruggine. Inoltre, in certi punti si può lavorare un po’ più agevolmente (si fa per dire), ma dentro un cofano motore ci vuole una pazienza da asceti.
Però, lasciatemelo dire, quando vedevamo Giulia issata sul ponte, sembrava sul punto di tornare a volare, sembrava, con quel suo profilo dinamico e slanciato, che avesse una voglia matta di correre in avanti, come sempre e ancora di più…

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