I giorni dell'attesa
Da
quel momento iniziarono i giorni dell’ansia, i peggiori. Giù per motivi di sicurezza non consentivano
di scendere, e circolavano voci sempre più deprimenti, che l’acqua fosse entrata come
un fiume in tumulto, che le autopompe
dell’autorimessa fossero andate in tilt, che le auto avessero galleggiato, e cozzato le une contro le altre come in un funebre autoscontro… Leggende o realtà, non lo so...
Su
internet cercavo siti che raccontassero il recupero di auto finite sommerse,
alcuni erano rincuoranti, ma altri molto meno (finii anche, lo confesso, su
siti di vendita d’auto d’epoca, qualora Giulia non fosse stata recuperabile…).
La
mia speranza, tuttavia, era che al piano -4 l’urto fosse stato meno brutale,
inoltre Giulia era posizionata in un punto parzialmente “protetto” da 2 muri,
che forse potevano aver smorzato la furia dell’inondazione. Chi lo sa, la
speranza è sempre l’ultima a morire e non costa niente…
Dopo
qualche giorno, transitando in zona, cominciammo a vedere delle autopompe
esterne al lavoro, e incessante un getto d’acqua e fango che fuoriusciva da
quelle buie viscere sotterranee, però ci chiedevamo quanti giorni sarebbero
occorsi per completare l’opera…, hai voglia a svuotar tutti i piani… Ci
assaliva regolarmente un senso di impotenza. Un’ulteriore beffa era rappresentata
dai vicini parcheggi sotterranei di piazza della Vittoria i quali, costruiti
con rampe rialzate, non si erano allagati…
Dopo
un paio di settimane cominciammo anche a telefonare agli uffici (ne era stato
creato uno appositamente per i mezzi alluvionati), ma il tempo passava senza
grandi novità, una telefonata dopo l’altra… Svuotare tutti i piani era
un’operazione lunghissima… Via via ci dissero che alcuni addetti ai lavori
erano scesi, scattando fotografie alle auto, così che i proprietari potessero
rendersi meglio conto della situazione e valutare il da farsi. Presumo, col
senno di poi, che molti abbiano optato per la demolizione, non a caso in quei
giorni piazzale Kennedy alla Foce si riempì velocemente di carcasse da
rottamare, e qualcuna penso che provenisse dal parcheggio di Corte
Lambruschini…
Quando
ci informarono che tutte le auto erano infine state fotografate e le relative
immagini rese disponibili su un computer, ci recammo a vedere cos’era accaduto
alla nostra Giulia. La vedemmo marrone anziché blu, ancora sommersa dal fango
sin quasi a metà ruote, ma esattamente ferma dov’era sempre stata parcheggiata.
Giulia non si era mossa, e niente le era finito addosso… Questa era già una
buona notizia, che ci trasmise un po’ di conforto.
Ritelefonammo
ai nostri meccanici di fiducia, ora gli spiegammo più in dettaglio la
situazione. Claudio Sabetta, il titolare, mi gridò: “Veniamo io e Enzo a
vedere. Ma tu stressali, digli che dobbiamo scendere al più presto con un
jeeppone e trainarla fuori di lì. Se non la tiriamo fuori in
fretta non la salviamo più!”…
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