venerdì 10 luglio 2015

Giulia che visse due volte - Parte 3

I giorni dell'attesa

Da quel momento iniziarono i giorni dell’ansia, i peggiori. Giù per motivi di sicurezza non consentivano di scendere, e circolavano voci sempre più deprimenti, che l’acqua fosse entrata come un fiume in tumulto, che le autopompe dell’autorimessa fossero andate in tilt, che le auto avessero galleggiato, e cozzato le une contro le altre come in un funebre autoscontro… Leggende o realtà, non lo so...
Su internet cercavo siti che raccontassero il recupero di auto finite sommerse, alcuni erano rincuoranti, ma altri molto meno (finii anche, lo confesso, su siti di vendita d’auto d’epoca, qualora Giulia non fosse stata recuperabile…).
La mia speranza, tuttavia, era che al piano -4 l’urto fosse stato meno brutale, inoltre Giulia era posizionata in un punto parzialmente “protetto” da 2 muri, che forse potevano aver smorzato la furia dell’inondazione. Chi lo sa, la speranza è sempre l’ultima a morire e non costa niente…
Dopo qualche giorno, transitando in zona, cominciammo a vedere delle autopompe esterne al lavoro, e incessante un getto d’acqua e fango che fuoriusciva da quelle buie viscere sotterranee, però ci chiedevamo quanti giorni sarebbero occorsi per completare l’opera…, hai voglia a svuotar tutti i piani… Ci assaliva regolarmente un senso di impotenza. Un’ulteriore beffa era rappresentata dai vicini parcheggi sotterranei di piazza della Vittoria i quali, costruiti con rampe rialzate, non si erano allagati…
Dopo un paio di settimane cominciammo anche a telefonare agli uffici (ne era stato creato uno appositamente per i mezzi alluvionati), ma il tempo passava senza grandi novità, una telefonata dopo l’altra… Svuotare tutti i piani era un’operazione lunghissima… Via via ci dissero che alcuni addetti ai lavori erano scesi, scattando fotografie alle auto, così che i proprietari potessero rendersi meglio conto della situazione e valutare il da farsi. Presumo, col senno di poi, che molti abbiano optato per la demolizione, non a caso in quei giorni piazzale Kennedy alla Foce si riempì velocemente di carcasse da rottamare, e qualcuna penso che provenisse dal parcheggio di Corte Lambruschini…
Quando ci informarono che tutte le auto erano infine state fotografate e le relative immagini rese disponibili su un computer, ci recammo a vedere cos’era accaduto alla nostra Giulia. La vedemmo marrone anziché blu, ancora sommersa dal fango sin quasi a metà ruote, ma esattamente ferma dov’era sempre stata parcheggiata. Giulia non si era mossa, e niente le era finito addosso… Questa era già una buona notizia, che ci trasmise un po’ di conforto.
Ritelefonammo ai nostri meccanici di fiducia, ora gli spiegammo più in dettaglio la situazione. Claudio Sabetta, il titolare, mi gridò: “Veniamo io e Enzo a vedere. Ma tu stressali, digli che dobbiamo scendere al più presto con un jeeppone e trainarla fuori di lì. Se non la tiriamo fuori in fretta non la salviamo più!”…

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