mercoledì 29 luglio 2015

Giulia che visse due volte - Parte 11

Zio Enzo

Claudio Sabetta in officina ha fra i collaboratori Enzo, al quale davvero si addirebbe la qualifica di “maestro”, come si diceva una volta di coloro, gli artigiani in primis, i quali detenevano una sapienza professionale d’incalcolabile valore. Molti motori per lui non hanno segreti. Lo trovi sempre – calmo, garbato, razionale - alle prese con cilindri, valvole, bielle, ha un’esperienza incredibile, e una meticolosità certosina. Una volta è il bialbero di Giulia, un’altra volta è una Fiat 500 di quelle che non muoiono mai, o una Mini Morris con le “allucinanti” fiancate di legno, un’altra ancora è un favoloso Mercedes 3000 iniezione degli anni ’60, in livrea azzurrina… Quando smette la tuta, ama intensamente la dimensione famigliare, la vita non ha smesso di riservargli giorni più che duri, ma adesso la figlia frequenta l’ultimo anno per O.S.S. all’istituto professionale “Duchessa di Galliera” e gli sta regalando soddisfazioni una dietro l’altra, Enzo te ne parla come se in quel momento la figlia fosse parte fisica di lui, fosse lì con lui, e gli rendesse più possibile e sorridente tutto l’avvenire.
L’Officina “Beta”, infine, è in realtà anche un “ritrovo” di amici e di appassionati, Angelo, persona vivacissima e ironica, Giuseppe, cortese di una cortesia che profuma d’altri tempi…, amici che condividono l’amore per la meccanica e per certe auto, una ovviamente è Giulia, e che magari danno una mano nel trovare su internet un pezzo di ricambio (*) … Suppongo però che alcuni ci vadano periodicamente anche per i calendari alle pareti, dato che dappertutto trionfano gnocche fantastiche e – per fortuna - molto poco vestite…
Ho scritto prima che Claudio ed Enzo hanno entrambi con Giulia un rapporto particolare. Claudio perché a fine anni ’90 mi mise a posto la catena di distribuzione, e in quei giorni – che rievoca come felici e fruttuosi - sancì anche un patto con uno dei fratelli, ovverosia non dimenticare nessuna delle auto che nel tempo avrebbero sistemate, e (ove fosse necessario) non abbandonarle mai, soccorrerle sempre.
Enzo perché quando mette in moto Giulia ripercorre la propria giovinezza, gli anni in cui debuttò nella concessionaria Alfa Romeo di Gioia Tauro, in Calabria, invaghendosi di quei motori, di quel rombo ineguagliabile. Quando mette in moto Giulia gli occhi gli si riempiono di qualcosa che, se per un momento li sai guardar bene, ti porta verso una lontananza affettuosa, verso la dolcezza di una nostalgia, verso l’impegno a far bene il proprio lavoro.
Io racconto di queste persone perché in un Paese civile bisognerebbe far di tutto affinché la loro sapienza non vada perduta, Enzo dovrebbe tenere lezioni a scuola e nei centri di formazione professionale, insegnare a gruppi di giovani apprendisti, trovare nelle istituzioni un soggetto che lo aiuti a trasmettere tutto il suo mestiere… Ma queste cose le penso io, che purtroppo non conto nulla, e l’Italia rimane il Paese sottosopra di sempre.

( * ) basti l’esempio delle candele a 4 punte Lodge golden 2HL che montava la Giulia, necessarie per le caratteristiche di testata, compressione, accensione… Queste particolari candele provenivano dalla storica sede della SPICA di Livorno, una azienda anch’essa appunto del gruppo IRI Finmeccanica. Poi la SPICA diventò TRW e cessò di produrre candele, cosicché gli ultimi stock prodotti, ormai delocalizzati, non hanno –secondo molti- la qualità dei precedenti. Oggi ovviamente queste candele si trovano con grande difficoltà e costano un occhio della testa, è bene dotarsi dunque, in base al tipo di vettura, dei possibili sostituti (NGK, Beru…)

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