Zio Enzo
Claudio
Sabetta in officina ha fra i collaboratori Enzo, al quale davvero si addirebbe
la qualifica di “maestro”, come si diceva una volta di coloro, gli artigiani in
primis, i quali detenevano una sapienza professionale d’incalcolabile valore.
Molti motori per lui non hanno segreti. Lo trovi sempre – calmo, garbato,
razionale - alle prese con cilindri, valvole, bielle, ha un’esperienza
incredibile, e una meticolosità certosina. Una volta è il bialbero di Giulia, un’altra
volta è una Fiat 500 di quelle che non muoiono mai, o una Mini Morris con le
“allucinanti” fiancate di legno, un’altra ancora è un favoloso Mercedes 3000
iniezione degli anni ’60, in livrea azzurrina… Quando smette la tuta, ama
intensamente la dimensione famigliare, la vita non ha smesso di riservargli
giorni più che duri, ma adesso la figlia frequenta l’ultimo anno per O.S.S. all’istituto
professionale “Duchessa di Galliera” e gli sta regalando soddisfazioni una
dietro l’altra, Enzo te ne parla come se in quel momento la figlia fosse parte
fisica di lui, fosse lì con lui, e gli rendesse più possibile e sorridente
tutto l’avvenire.
L’Officina
“Beta”, infine, è in realtà anche un “ritrovo” di amici e di appassionati,
Angelo, persona vivacissima e ironica, Giuseppe, cortese di una cortesia che
profuma d’altri tempi…, amici che condividono l’amore per la meccanica e per
certe auto, una ovviamente è Giulia, e che magari danno una mano nel trovare su
internet un pezzo di ricambio (*) … Suppongo però che alcuni ci vadano
periodicamente anche per i calendari alle pareti, dato che dappertutto
trionfano gnocche fantastiche e – per fortuna - molto poco vestite…
Ho
scritto prima che Claudio ed Enzo hanno entrambi con Giulia un rapporto
particolare. Claudio perché a fine anni ’90 mi mise a posto la catena di
distribuzione, e in quei giorni – che rievoca come felici e fruttuosi - sancì
anche un patto con uno dei fratelli, ovverosia non dimenticare nessuna delle
auto che nel tempo avrebbero sistemate, e (ove fosse necessario) non
abbandonarle mai, soccorrerle sempre.
Enzo
perché quando mette in moto Giulia ripercorre la propria giovinezza, gli anni
in cui debuttò nella concessionaria Alfa Romeo di Gioia Tauro, in Calabria, invaghendosi
di quei motori, di quel rombo ineguagliabile. Quando mette in moto Giulia gli
occhi gli si riempiono di qualcosa che, se per un momento li sai guardar bene,
ti porta verso una lontananza affettuosa, verso la dolcezza di una nostalgia,
verso l’impegno a far bene il proprio lavoro.
Io
racconto di queste persone perché in un Paese civile bisognerebbe far di tutto affinché la loro sapienza non vada perduta, Enzo
dovrebbe tenere lezioni a scuola e nei centri di formazione professionale,
insegnare a gruppi di giovani apprendisti, trovare nelle istituzioni un
soggetto che lo aiuti a trasmettere tutto il suo mestiere… Ma queste cose le
penso io, che purtroppo non conto nulla, e l’Italia rimane il Paese sottosopra di sempre.
(
* ) basti l’esempio delle candele a 4 punte Lodge golden 2HL che montava la
Giulia, necessarie per le caratteristiche di testata, compressione, accensione…
Queste particolari candele provenivano dalla storica sede della SPICA di
Livorno, una azienda anch’essa appunto del gruppo IRI Finmeccanica. Poi la SPICA
diventò TRW e cessò di produrre candele, cosicché gli ultimi stock prodotti,
ormai delocalizzati, non hanno –secondo molti- la qualità dei precedenti. Oggi
ovviamente queste candele si trovano con grande difficoltà e costano un occhio
della testa, è bene dotarsi dunque, in base al tipo di vettura, dei possibili
sostituti (NGK, Beru…)
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