Piovigginava un'acqua grigia e fredda
Luisa
iniziò a far filmati e a scattare fotografie. Vedendo in quali condizioni
pietose era l’auto, mi prese un attimo di sconforto, chinai il capo, mi si
inumidirono gli occhi (filmati e foto mi tradiscono…). Il viso di Enzo era
nuovamente il ritratto della pena, gli riuscì solo di dirmi “Si era arrugginito
il bloccasterzo, il bloster, meno male che avevamo dell’olio lubrificante…”.
Ma
Claudio rallegrava l’atmosfera con le sue battute (“Luca, ha detto Umberto se
gliela porti un attimo all’autolavaggio…”), poi mi guardava e scuoteva anche
Luisa (“Non fare così! Non fare così!”). Sorrideva, si capiva che non vedeva
l’ora di cominciare il restauro. Pompava in noi il suo coraggio.
Dopo
qualche minuto, terminata l’imbragatura, Luisa ed io stringemmo la mano a tutti
e Giulia partì in carro attrezzi verso l’Officina “Beta”. Mentre il posteriore
si allontanava, notammo che qualcosa l’aveva scontrata, forse un grosso ramo,
chi lo sa, solo un lieve colpo alla targa e ad un portaluce della targa,
piccola cosa per fortuna.
Luisa
ed io ci stringemmo l’una all’altro, piovigginava un’acqua grigia e fredda, ma le
parole di Claudio erano sincere, erano fortissime, adesso con un po’ di
pazienza – ne eravamo sicuri - avremmo potuto assistere ad un miracolo.
Come
regalo di Natale chiesi in dono a Luisa una piastrina d’argento, sulla quale
fosse incisa la frase latina “credo quia absurdum”, ci credo perché è
impossibile, ci credo proprio perché secondo logica non potrebbe accadere. Ci
credo perché intendo crederci con tutto il cuore, e basta.
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