The day after
Un "anticipo" di quel che trovarono i soccorritori |
L’indomani,
mentre i giornali strillavano i soliti titoli a metà fra l’indignazione e la
retorica, e la gente nelle strade già spalava spalava spalava (aiutata come
sempre da giovani, ed eroici “angeli del fango”), gente – sia chiaro – oramai
legittimamente infuriata contro tutto e tutti, quando Luisa ed io capimmo che a
piedi, piano piano, ci saremmo potuti avvicinare al parcheggio di Corte
Lambruschini, ci facemmo coraggio e ci mettemmo in marcia. In corso Buenos
Ayres pareva esser esplosa una serie di bombe, riducendo la strada ad un
paesaggio lunare da “the day after”, e qualche sciocco transitava in auto
scattando foto coi cellulari…
Arrivammo
così a Corte Lambruschini, che non è solo un’autorimessa, ma un voluminoso
centro direzionale (con uffici, teatro, hotel…) costruito a fine anni ’80 –
senza piacere a tutti - su progetto di Piero Gambacciani.
Ovviamente
l’accesso al parcheggio era sbarrato da un nastro bianco e rosso, dall’alto si
intravvedeva solo una inquietante massa scura d’acqua. Insieme ad un altro
“sventurato”, un giovane nelle nostre condizioni (che inseguiva notizie della
sua Audi fiammante), cercammo allora gli uffici amministrativi, dove un
impiegato ci confermò che tutti i piani erano stati allagati, che il più presto
possibile sarebbe iniziato il pompaggio dell’acqua, e che per almeno un paio di
settimane non sarebbe stato possibile scendere a vedere le auto. Un tizio,
anch’egli proprietario di un’auto ormai subacquea, per farci coraggio ci
inflisse “Guardate, non illudetevi”…
Uscimmo
dall’ufficio, come ci si può immaginare, tristi e disorientati. Ma il giovane
dell’Audi, salutandoci, ci regalò un filo di speranza: “Beh, se è un’auto
d’epoca voi avete qualche speranza in più di me, perché non contiene parti
elettroniche… Bisognerebbe però estrarla al più presto, perché quell’acqua fa
marcire tutto in fretta, e ha un odore terribile…”
Ci
facemmo reciprocamente gli “in bocca al lupo”, dopodiché Luisa telefonò ad Enzo,
uno dei nostri meccanici di fiducia (della mitica Officina “Beta” in via
Robino a Genova), uno che conosce molto bene le Giulia e benissimo la nostra…
All’inizio, appreso l’accaduto, Enzo sussurrò “Mio Dio…”
Poi,
sentendo Luisa sempre più costernata, aggiunse: “Bisogna toglierla subito da
lì, bisogna tirarla fuori al più presto!”
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