giovedì 9 luglio 2015

Giulia che visse due volte - Parte 2

The day after

Un "anticipo" di quel che trovarono i soccorritori
L’indomani, mentre i giornali strillavano i soliti titoli a metà fra l’indignazione e la retorica, e la gente nelle strade già spalava spalava spalava (aiutata come sempre da giovani, ed eroici “angeli del fango”), gente – sia chiaro – oramai legittimamente infuriata contro tutto e tutti, quando Luisa ed io capimmo che a piedi, piano piano, ci saremmo potuti avvicinare al parcheggio di Corte Lambruschini, ci facemmo coraggio e ci mettemmo in marcia. In corso Buenos Ayres pareva esser esplosa una serie di bombe, riducendo la strada ad un paesaggio lunare da “the day after”, e qualche sciocco transitava in auto scattando foto coi cellulari…
Arrivammo così a Corte Lambruschini, che non è solo un’autorimessa, ma un voluminoso centro direzionale (con uffici, teatro, hotel…) costruito a fine anni ’80 – senza piacere a tutti - su progetto di Piero Gambacciani.
Ovviamente l’accesso al parcheggio era sbarrato da un nastro bianco e rosso, dall’alto si intravvedeva solo una inquietante massa scura d’acqua. Insieme ad un altro “sventurato”, un giovane nelle nostre condizioni (che inseguiva notizie della sua Audi fiammante), cercammo allora gli uffici amministrativi, dove un impiegato ci confermò che tutti i piani erano stati allagati, che il più presto possibile sarebbe iniziato il pompaggio dell’acqua, e che per almeno un paio di settimane non sarebbe stato possibile scendere a vedere le auto. Un tizio, anch’egli proprietario di un’auto ormai subacquea, per farci coraggio ci inflisse “Guardate, non illudetevi”…
Uscimmo dall’ufficio, come ci si può immaginare, tristi e disorientati. Ma il giovane dell’Audi, salutandoci, ci regalò un filo di speranza: “Beh, se è un’auto d’epoca voi avete qualche speranza in più di me, perché non contiene parti elettroniche… Bisognerebbe però estrarla al più presto, perché quell’acqua fa marcire tutto in fretta, e ha un odore terribile…”
Ci facemmo reciprocamente gli “in bocca al lupo”, dopodiché Luisa telefonò ad Enzo, uno dei nostri meccanici di fiducia (della mitica Officina “Beta” in via Robino a Genova), uno che conosce molto bene le Giulia e benissimo la nostra… All’inizio, appreso l’accaduto, Enzo sussurrò “Mio Dio…”

Poi, sentendo Luisa sempre più costernata, aggiunse: “Bisogna toglierla subito da lì, bisogna tirarla fuori al più presto!”

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